“Tre anni sono per me un giorno solo, e brevissimo e lunghissimo. Mi rivolgo con la mente a contemplare questo tempo non distinto da avvenimenti e mi par breve: un giorno non è dissimile dall’altro; si vede sempre lo stesso, si soffre sempre lo stesso. Qui il tempo è come un mare senza sponde, senza sole, senza luna, senza stelle immenso ed uno. Molti ergastolani che sono qui da trent’anni parlando di cose che videro o fecero trent’anni fa, dicono spesso: “Ultimamente vidi questo, feci quest’altro”.[1]


[1] Luigi Settembrini, Ricordanze della mia vita, Gremese, Roma, 1990

La giornata di un ergastolano.

“Lunedì: mi alzo alle cinque, mi preparo il caffè, faccio colazione poi vado in bagno, è ancora presto, cosa faccio? Leggo un passo a caso della Bibbia, incomincio ad alzare i cestini, li appoggio sul tavolo, sollevo il materasso così posso alzare tutto da terra. Giovanni il mio vicino di cella, ancora dorme, non posso aprire il rubinetto, se no lo sveglio, mi preparo per la ginnastica, in attesa che si svegli Giovanni ed arrivi il carrello del latte faccio un po’ di riscaldamento fisico. Alle sette e trenta arriva il latte, prendo un bicchiere di latte, adesso Giovanni si è svegliato, posso aprire il rubinetto dell’acqua per fare le pulizie, alle nove c’è l’ora d’aria, io faccio la corsa, alle undici salgo, faccio la doccia, alle undici e trenta passa il pranzo, non ho fame, comunque mangio qualcosa, così per abitudine, faccio un po’ di meditazione, mi aiuta, stando con Dio mi aiuta molto, non mi sento giudicato da lui, soprattutto mi sento amato così come sono. Sono le tredici, c’è l’ora d’aria, siamo tutti pronti davanti al cancello, per non far perdere tempo, ci ritroviamo tutti insieme, ognuno con i conoscenti o i parenti, si parla prevalentemente dei processi, quelli che siamo da più anni in carcere la buttiamo sul calcio, siamo stanchi dei processi, alle quindici rientriamo in cella, mi riposo un po’, poi mi preparo qualcosa da mangiare. Alle diciassette incomincia Geo and Geo, alle diciotto mangio, dopo aver mangiato faccio le pulizie, alle nove vado a letto, vedo qualche film, ormai li ho visti quasi tutti, la TV mi stanca, la spengo e cerco di dormire. Durante la notte mi sveglio di colpo, mi assale una gran paura, non so che cosa sia da quando mi hanno dato l’ergastolo mi capita spesso, mi accorgo di non avere più la speranza di uscire, ho perso tutto.

Martedì: mi alzo alle cinque, mi preparo il caffè, faccio colazione, vado in bagno, leggo un passo a caso della Bibbia, alzo i cestini, li appoggio sul tavolo, sollevo il materasso, sollevo tutto da terra. Giovanni dorme, non apro il rubinetto, faccio un po’ di riscaldamento fisico, arriva il latte, prendo il latte, faccio le pulizie, alle nove c’è l’ora d’aria, faccio la corsa, alle undici rientro in cella, faccio la doccia, alle undici e trenta passa il pranzo, faccio un po’ di meditazione, sono le tredici, c’è l’ora d’aria, ci ritroviamo tutti insieme, parliamo di calcio o di processi, alle quindici rientriamo in cella, mi riposo un po’, mi preparo qualcosa da mangiare, alle diciassette incomincia Geo and Geo, alle diciotto mangio, lavo i tegami, alle nove vado a letto, vedo qualche film, ormai li ho visti quasi tutti, spengo la TV e cerco di dormire.

Mercoledì: mi alzo alle cinque, mi preparo il caffè, faccio colazione, vado in bagno, leggo un passo a caso della Bibbia, alzo i cestini, ……. “

Sebastiano Bontempo, carcere di Volterra Marzo 2008[1]


[1] AAVV, MAI DIRE MAI. Il risveglio dei dannati, Edizione Liberarsi, Firenze 2008